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Il bias dell’esperto: quando chi scrive sa troppo e non riesce a farsi capire

C’è un paradosso che molti professionisti conoscono bene: più diventano competenti, meno riescono a spiegarsi. L’esperto, immerso da anni nella propria materia, finisce per dare per scontato ciò che per lui è ovvio, ma che per altri è oscuro. È un meccanismo involontario: non si tratta di arroganza, ma della naturale difficoltà a “tornare indietro” e ricordare come ci si sentiva quando quelle nozioni non erano ancora familiari.

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La gerarchia dell’informazione: perché l’ordine conta più delle parole

Immaginiamo due comunicati stampa che riportano la stessa notizia: nel primo, la decisione viene comunicata già nella prima riga; nel secondo, compare solo dopo una lunga premessa. Il contenuto è identico, ma l’impatto è opposto.

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Gli allegati sono comunicazione: come progettare moduli, schede e documenti di accompagnamento

Quando si parla di comunicazione, il pensiero corre a campagne, social media, siti web o comunicati stampa. Eppure, la maggior parte delle interazioni tra cittadini, imprese e istituzioni passa attraverso i cosiddetti allegati: moduli da compilare, schede informative, regolamenti, documenti di accompagnamento.

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Comunicare nei momenti di transizione: il valore dei contenuti ponte

Ogni organizzazione attraversa fasi di transizione: elezioni, passaggi di governance, fusioni, cambi di direzione. Sono momenti delicati, in cui spesso l’attenzione è tutta rivolta alla gestione interna e la comunicazione rimane sospesa, affidata a formule generiche o, peggio, al silenzio. Eppure, proprio in queste fasi la percezione pubblica è più sensibile: cittadini, stakeholder e comunità osservano con attenzione, cercano segnali di continuità e trasparenza. Ignorare la comunicazione significa lasciare spazio a incertezze e interpretazioni esterne, con il rischio di compromettere la fiducia.

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La differenza tra “essere chiari” ed “essere prevedibili” nella comunicazione istituzionale

Nella comunicazione pubblica, “essere chiari” è spesso considerato un principio intoccabile. E giustamente: chiarezza significa accessibilità, trasparenza, rispetto del destinatario. Ma quando il desiderio di essere comprensibili si traduce in messaggi piatti, prevedibili e impersonali, qualcosa non funziona più. Troppo spesso la chiarezza diventa sinonimo di linguaggio neutro, ripetitivo, privo di identità. Il risultato? Una comunicazione che non lascia traccia, non coinvolge, non viene ricordata. In un contesto dove la concorrenza informativa è alta, anche per le PA e gli enti pubblici diventa fondamentale distinguere tra l’essere chiari e l’essere banali.

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